Neoliberismo e Nuova Sinistra


La frasi di Bertinotti sul suo “pentimento” circa il comunismo, sono state un ottimo spunto di riflessione…                       Tuttavia, è meglio lasciar perdere Bertinotti, la sua imitazione di Corrado Guzzanti dice cose più intelligenti..                         In ogni caso, il comunismo politico è finito circa 100 anni fa, quando da movimento di liberazione delle classi più deboli si è trasformato in dominio di una ristretta oligarchia sull’intera popolazione le cui condizioni di vita non sarebbero migliorate, anzi.. In pratica si trattó di un cambiamento dell’ordine sociale che da un sistema di governamence liberal-aristocratico (ad esempio in Italia cento anni fa votava il 7% della popolazione: gli istruiti ed i ricchi) passó ad un sistema socio-oligarchico.     I mezzi di produzione passarono dalla aristocrazia ricca ad una nuova classe sociale che, con il pretesto di un’ideologia, si impossessó di questi, e quindi del potere economico e politico.

Liberalismo vuol dire libertà individuale e non sottomissione ad un potere politico statale che, come detto sopra e coma avvenuto con le rivoluzioni comuniste (specie in Russia e Cina), vuol sottomettere l’individuo nel nome di un’ideologia, ma che in realtà lo sottomette solo in nome del proprio potere. Il liberalismo è stato una straordinaria conquista filosofica ed antropologica dell’occidente ed è ben diverso dal neoliberismo (o liberalismo economico, i cui termini analizzeremo in basso).

Non si dovrebbe dimenticare poi il particolare contesto politico successivo alla Grande Guerra, caratterizzato da un forte timore per un’eventuale ascesa dei totalitarismi. E così Shirer ammoniva che “la democrazia moderna è la faccia delle classi possidenti che non hanno paura, il fascismo la faccia di quando hanno paura”.
Si temeva, insomma, che la paura delle “masse” che rivendicavano diritti (salari più alti, miglioramento delle condizioni lavorative, etc.), avrebbe messo paura alla classe possidenti, facendo virare il sistemi politico da una democrazia rappresentativa ad un fascismo (fatto che si è in effetti verificato in Italia).

Compito di una “sinistra” (posto che si possa parlare in questi termini, io lo scrivo solo per rendere il concetto), sarebbe dovuto essere quello di superare questa visione comunista (nei termini detti sopra) del potere, ma non l’ha fatto per gli intimi rapporti economici che legavano il PCI alla Russia sovietica.
Superata questa visione, la “sinistra” avrebbe dovuto spostare l’attenzione su di un terreno più concretamente economico: lotta alla disoccupazione e per l’aumento dei salari; diritti per le donne, per gli immigrati, per gli omosessuali; difesa dell’ambiente e del territorio; lotta per un’istruzione ed una sanità decenti, etc.
Tutto questo non è stato fatto perché in Italia quando questa visione “comunista” del potere è stata superata (fino a qualche anno fa Bertinotti era ancora Presidente della Camera!), la sinistra italiana (come prima di lei il Labour Party di Tony Blair e come ora la Francia di Valls e Macron) ha fatto proprio quelle ideologie neoliberiste di cui si parlava sopra, il cui scarto con una concreta ed attuale politica progressista si potrebbe riassumere citando Marcuse: “la creazione di un plusvalore adeguato impone non soltanto l’intensificazione del lavoro, ma anche maggiori investimenti in servizi inutili che servono a generare solo nuovo profitti, mentre trascura ed addirittura riduce i servizi pubblici che non danno profitto (trasporti, istruzione, assistenza)”.

Ecco, questo dovrebbe essere il compito di una nuova “sinistra”: opporsi al sistema del profitto, ossia alla razionalità neoliberista. Tale nuovo sistema economico, e per questo di governo, si può riassumere, con le parole di Wendy Brown: “come uno strumento della politica economica dello Stato, con, da un lato, lo smantellamento degli aiuti sociali, della progressività dell’imposta e di altri strumenti distributivi della ricchezza; e dall’altro la stimolazione di un’attività scevra da vincoli del capitale, attraverso la deregolamentazione del sistema sanitario, del lavoro e delle politiche ambientali”.         Quel che è decisivo è il fatto che il neoliberismo, seguendo l’interpretazione biopolitica del potere di Foucault, magistralmente reinterpretata oggi da Dardot e Laval nel loro testo fondamentale “La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista”, è divenuto una nuova modalità di governo, che ha spazzato via diritti acquisiti dopo secolari lotte politiche e che ha massimamente contribuito al degrado economico e culturale odierno. Compito di una nuova sinistra oggi dovrebbe essere quello di svelare questa razionalità, creare delle alternative socio-economiche ed applicarle.

Il massimo esempio di Politica con la P maiuscola, in contrasto proprio con queste teorie neoliberiste, si è avuto in realtà proprio in Italia, quando dopo la II guerra mondiale e con un Paese distrutto dalla guerra, le maggiori forze politiche hanno convissuto per scrivere la Costituzione italiana, una delle più belle al mondo, nella quale i più importanti diritti sono garantiti. Dopo la Costituente, sulla scia ideologica di Sturzo, De Gasperi, Vanoni, Fanfani ecc hanno ricostruito l’Italia, da posizioni di “centrosinistra”. Non è un caso che la DC non abbia mai voluto trasformarsi in forte partito di centrodestra, come la CDU in Germania o il partito dei Tories in Gran Bretagna. La tradizione riformista, ed anzi socialista, era in realtà ben più simile alla più vera tradizione cattolica di aiuto al prossimo ed ai più deboli. Poi certo con gli anni di piombo, l’assassinio di Moro ecc è cambiato tutto…

Raffaele Vanacore

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