Pallide e fredde carni abbandonate al suolo,
Ultimo lascito di un effimera esistenza,
Tra rossi fiumi di torbido sangue
Attendono inermi l’eterna dimora,
Ma è solo legno e macera terra
E buio e silenzio e polvere e vermi,
Ora che il viso non trasuda più gioia
E il celeste sguardo si perde nell’oblio.
Crudo banchetto per spregevoli bestie,
Di un’innocente fanciulla devota alla vita
Questo rimane al regno di morte
Mentre il gracchiare dei corvi rimbomba,
E tormento, pazzia, piacere e sgomento
Assalgono il boia, assassino crudele,
Dall’involucro d’uomo ed essenza di tenebre.
Trasportatemi li, tra scintille e saette,
Quando il centro comanda e la lama la sgozza,
Il sangue sgorga e le bagna la pelle
E si soffoca l’urlo e gorgoglia di morte.
Cos’è che scatta? Dov’è lo sbaglio?
Quando l’uomo non è più, e diviene altro?
Tace il silenzio nei suoi oscuri segreti
E non posso far nulla perché questo si eviti.
Vincenzo Monda
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