MOSE, EXPO….E POI??? LAGUNA VENETA, GRAVI VIOLAZIONI DI DIRETTIVE UE SU AMBIENTE ED APPALTI


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Quando ci sono di mezzo gli appalti pubblici è sicuro che, qualsiasi essa sia, la bomba farà sempre notizia. Specialmente in Italia, paese ormai additato da tutta Europa come patria di ladri e imprenditori senza scrupoli dediti al malaffare. Politica corrotta, tangenti, appalti truccati e persino violazioni di quanto disposto dall’Ue e recepito dallo Stato italiano, ecco la costante di un paese ormai alla deriva.

I disonesti cercano sempre di farla franca. “Siamo furbi che più furbi di così si muore” canta Luciano Ligabue nella sua recente Il sale della terra. L’indignazione popolare cresce fra gli italiani onesti, per una società che fa notizia sempre e solo per fatti criminali e corruzione a tutti i livelli dalla macchina amministrativa. Smascherata dalla Procura di Venezia la cupola degli appalti per il Mose – ovvero il sistema di dighe e chiuse che avrebbe dovuto evitare il fenomeno dell’acqua alta nel capoluogo veneto – ecco aprirsi un mondo davanti agli investigatori, ma anche davanti ai fortunati giornalisti che seguiranno direttamente l’inchiesta. Super testimoni, come la segretaria del leader della ditta Mantovani principale indiziata – capofila di quell’incriminato “Consorzio Venezia Nuova” che avrebbe tessuto le fila della rete di appalti truccati e di tangenti versate a pubblici funzionari. Insospettabili che allo stato attuale starebbero intentando improbabili querele ai danni dei loro presunti traditori, di coloro che avrebbero fatto il loro nome. Dal sindaco di Venezia Giorgio Orsoni al presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan. Dagli appalti lagunari alle connesse opere per il passante stradale di Mestre (Ve) e per gli ospedali locali, tutto è finito nel calderone della mega inchiesta veneziana. Lo stesso Expo Milano 2015 non è al di sopra di ogni sospetto, anzi le grandi opere – che a livello comunitario vogliono dire anche “grandi deroghe” quanto al regime contabile – agguantano come una piovra tutti i protagonisti, volenti o nolenti, che ci siano finiti dentro per chi sa quali oscure ragioni. Ora spetta ai magistrati chiarire l’intricata vicenda veneta, mentre a vigilare sulle insidiose gare d’appalto milanesi per l’Expo del prossimo anno sarà l’illustre giudice Raffaele Cantone alla guida dell’Autorità Garante Anticorruzione. L’illecito ambientale, tornando al caso Mose, è dietro l’angolo. Vicinissimi al nuovo reato di “disastro ambientale” come avvenuto in Campania con la “terra dei fuochi”, il caso Venezia riporta al lontano 1997, quando lo stesso Ministero dell’Ambiente vietò l’avvio di determinati cantieri in Laguna. L’Unione Europea aveva emanato già anni addietro delle normative sull’habitat e sulla fauna selvatica di determinati ecosistemi. Tenendo conto della situazione di alta insalubrità delle acque di Porto Marghera, nella laguna, dovuta ad anni e anni di attività del complesso petrolchimico attivo nella zona, è ancora più grave la violazione delle precedenti Direttive Ue recepite dagli Stati membri. In spregio a qualsiasi valutazione di impatto ambientale e di controllo sulle grandi opere è insomma venuta fuori, in questi giorni, un’abominevole violazione delle leggi vigenti, a partire dal nuovo Codice Ambiente del 2006. Il tutto nel quadro generale di strane procedure d’appalto, sempre più private e sempre meno ad evidenza pubblica come prescritto dalla legge.

Francesco Pascuzzo
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