Sono gli eventi della prima guerra mondiale (a cui lui stesso partecipò), della repressione nel sangue della sollevazione spartachista (con l’uccisione di Rosa Luxemburg e di Karl Liebknecht) e dell’avvento del nazismo (era lui stesso ebreo) a condurre Marcuse allo studio della società e della politica. Era infatti possibile una società diversa, che non si basasse sulla guerra, sulla repressione e sulla persecuzione? A questa domanda Marcuse cerca di rispondere, nel 1955 con il suo primo capolavoro, “Eros e civiltà”: partendo dal presupposto che “l’epoca tende al totalitarismo anche dove non ha prodotto stati totalitari” e che “se l’individuo non ha né la capacità né la possibilità di vivere per se stesso, i termini della psicologia diventano i termini delle forze della società che determinano la psiche”, considerando dunque la società capitalista come totalitaria (già Erich Fromm aveva considerato il conformismo democratico come l’altra faccia, opposta ma speculare dunque alla…
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