Vivere di passioni


Graffiti by Banksy, London.

Graffiti by Banksy, London.

È un po’ il sogno di tutti, guadagnarsi da vivere facendo ciò che più si ama. Poco importa se si tratti di musica, pittura, fotografia, fumetto, cinema, calcio, danza o di qualunque altra forma artistica o atletica, sembra che oggi gran parte dei giovani voglia almeno provare a fare della propria passione un lavoro, incoraggiati dai numerosi esempi che vedono intorno a sé (e, perché no, talvolta anche dai lauti guadagni e dalla vita privilegiata che è a loro riservata). Ma è davvero una scelta saggia scommettere tanto su una passione?

I genitori di oggi sono molto più propensi ad assecondare l’indole dei figli rispetto al passato, con sacrifici spesso enormi; la possibilità, che sembra essere quasi scontata, ma che invece non lo è affatto, unita all’idea che i vari talent show, concorsi di bellezza, contest e quant’altro rappresentino effettivamente una porta aperta che si deve solo avere il coraggio di varcare per giungere in quel mondo fatato in cui lavoro e passione coincidono, portano i ragazzi a pensare che sia effettivamente facile farlo.

Ma guardando bene in faccia la realtà, di facile c’è ben poco. Non illudiamoci – e soprattutto, i genitori non dovrebbero lasciare che i propri figli si illudano – che basta saper cantare senza spaccare i timpani al prossimo per diventare cantante, scattare qualche bella foto con l’Iphone per avere un futuro da fotografo professionista, scrivere in prosa decente per avere una via spianata come futuro autore di bestseller, giusto per fare qualche esempio. Per tutto ci vuole un impegno che va ben oltre l’apparenza: lo studio, l’allenamento costante, l’aggiornamento delle proprie capacità, la rinuncia a vizi incompatibili con la vita dell’atleta o di chi pratica altre arti in cui il corpo riveste un ruolo fondamentale vanno presi certamente in considerazione. Un talento è sì una qualità innata, ma ha sempre bisogno di essere allenato e fortificato per raggiungere i livelli più alti.

Sono necessari corsi, scuole, materiali, impegno costante e numerose rinunce. Tutto ciò ha ovviamente un costo economico, che spesso i genitori accettano di sostenere magari per dare ai propri figli la possibilità che a loro, perché i tempi erano diversi, non è stata data. Purtroppo però si vedono sempre più persone condurre un’esistenza praticamente da parassiti, “nell’attesa” dell’occasione d’oro, o durante la “gavetta”. In passato, chi faceva la gavetta viveva di stenti; ora campa allegramente sulle spalle dei genitori, nella maggior parte dei casi, senza rimorsi. Il sacrificio andrebbe almeno condiviso, così come andrà condiviso, poi, un eventuale successo.

Ma, anche supponendo che ci si senta del tutto sicuri di farcela e si abbia l’appoggio incondizionato della famiglia, bisogna pure tenere in considerazione che spesso la possibilità di vivere di un certo tipo di arte o di passione non dura per sempre, per vari motivi. Esempi lampanti sono le carriere di modelle, ballerine e calciatori, tanto ammirate dai più giovani. Quando si arriva al momento di fare i conti con il proprio corpo che invecchia, ecco che non si può più, oggettivamente, continuare. L’arte e lo sport non sono lavori stabili, checché se ne dica, e non garantiscono alcun guadagno; sono, in un certo senso, assai più meritocratici di qualunque altro ambito. Se non si è abbastanza bravi, o c’è qualcuno che è più bravo, o non si è capaci di mantenere il ritmo, si finisce nel dimenticatoio.

La concorrenza è spietata. Ad esempio, Youtube pullula di veri talenti, talvolta veramente straordinari, storie di ragazzi che diventano famosi pubblicando un video su internet sono all’ordine del giorno e non è raro che gli vengano poi offerte serie possibilità di carriera, scavalcando chi ha lavorato per anni e non ha mai ottenuto risultati. Prima di iniziare un percorso che metta alla base del proprio futuro una passione, ci si dovrebbe fermare un attimo a considerare se si sarà poi capaci di mantenere per tutta la vita quel ritmo, o di guadagnare abbastanza nel frattempo per sistemarsi anche per il futuro, di non esaurire la propria ispirazione rimanendo con niente in mano, di non arrivare ad odiare ciò che prima era qualcosa che si faceva per piacere ed è diventato man mano nient’altro che un mezzo di sostentamento.

Trasformare una passione in un lavoro richiede il giusto mix di talento naturale, allenamento, sacrificio e determinazione, l’appoggio della famiglia o la capacità di farcela con le proprie forze, ed inoltre ci vuole anche la chance giusta, che può capitare o meno, sebbene oggi sembri tutto a portata di mano.

Dirà quindi un ipotetico lettore attento, ma allora non si deve scegliere di seguire la propria passione? Ovviamente no, o almeno non necessariamente. C’è una frase di uno che “ce l’ha fatta” più di una volta, un mio idolo personale nonostante io non ami particolarmente lo sport in cui è campione. In un’intervista Alex Zanardi dice, fra l’altro, che

“bisogna anche accettare l’idea che di campione ce ne sia poi uno, ma se tu ci hai provato al meglio delle tue capacità, hai il diritto di sentirti realizzato al pari di quello che ha portato a casa la coppa più bella”

È questo, secondo me, lo spirito giusto: ci sono le difficoltà e gli ostacoli da superare, e c’è anche la possibilità di fallire o che i risultati non durino, ma l’importante è sentirsi soddisfatti del proprio percorso e cercare di guadagnarsi, con la propria fatica, il posto che si ritiene di meritare nel mondo e la possibilità di vivere facendo ciò che si ama. Non si può seguire ciecamente un miraggio che la società propone in continuazione, “perché sembra la via più facile”. Mi pare di aver provato a sufficienza che, facile, non lo è affatto.

 

Aldo Terminiello, studente all’ultimo anno del corso di laurea in Letterature e Culture Comparate (con indirizzo Inglese e Cinese) all’Università “L’Orientale”, s’interessa principalmente di letteratura, fumetti e musica e ama cercare di leggere la realtà come se fosse un libro. Scarabocchiatore, dj, animatore ACG, traduttore, cuoco, cameriere, tecnico del computer, videomaker, scrittore, poeta, storpiatore di canzoni e soprattutto dormitore a livelli agonistici, è ancora in attesa di capire “cosa vuole fare da grande”.

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