Manifesto politico di Raffaele Vanacore


MANIFESTO POLITICO

Riprongo anche qui un mio pensiero di un po’ di temo fa

 

Le radici del contesto attuale
Questi anni, particolarmente densi di avvenimenti economici, politici e sociali, hanno portato grandi spunti di riflessione sul ruolo dell’Italia, dell’Europa e del mondo stesso.
In particolare, qual è il fine ultimo al quale il mondo in toto deve aspirare?
Le guerre e le barbarie degli ultimi 20 anni (Somalia, Bosnia, Kosovo, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria) ci hanno ricordato che il fine ultimo di un essere umano è il MANTENIMENTO DELLA PACE.
Ora, bisogna considerare che quest’obiettivo era stato posto come fondamenta di un nuovo ordine politico dopo le immani distruzioni della Seconda Guerra Mondiale. In poche parole, gli stati europei avevano finalmente capito che la pace è assolutamente migliore della guerra. Pertanto, gli stati europei, in particolare quelli mitteleuropei (Germania, Austria, Olanda ecc.), si sono avviati verso un modello sociale fondato sul benessere individuale e sociale, raggiungendo incomparabili livelli di qualità della vita.
Probabilmente, alla base di questo nuovo modello di vita, vi era un programma filosofico di fondo, che poggiava su di un individualismo di fatto. Individualismo che era straordinariamente emerso prima, durante e dopo la Prima Guerra Mondiale, ad esempio con l’espressionismo e l’ emergenza dell’arte contemporanea.
Lo shock della Seconda Guerra Mondiale, anticipata da una profondissima crisi economica, ha definitivamente sancito la necessità di un mondo basato su di un individualismo filosofico-esistenziale e su di un sistema di benessere sociale, volto ad assicurare la miglior qualità di vita possibile all’individuo. Alla base di questo programma filosofico-politico vi era, per dirla con Kant, la PACE PERPETUA.
Troppo utopistico, a quel tempo, mantenere una pace perpetua globale, gli stati europei si sono prefissati il mantenimento di una pace perpetua regionale.
In summa, l’Europa è stata il primo soggetto economico-politico a nascere con l’obiettivo di una pace perpetua.
Dunque, considerando che è naturale il tentativo di egemonia da parte di un soggetto politico più forte su quelli più deboli, si ribadisce l’importanza dello spostamento, avvenuto in Europa e in Giappone dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma anche in Cina dopo numerose guerre territoriali, da un tentativo di egemonia bellica ad una nuova forma di egemonia, basata sulla potenza economica e sugli scambi intercontinentali. Non è un caso, inoltre, che gli stati citati siano stati estranei, come protagonisti principali, della guerra fredda.
Pertanto, l’Europa dovrebbe porsi alla guida di un nuovo ordine mondiale basato sulla pace.

La nascita dell’UE
Tuttavia, quando, dopo anni di feconde relazioni economiche, gli stati europei hanno deciso di passare ad una più profonda relazione politica (sancendo una volta per tutte il raggiungimento dell’unione economica con l’adozione dell’euro) si sono scontrati con la cruda realtà politica globale: gli stati europei non erano altro che pedine statunitensi nello scacchiere globale.
Un’unione politica, basata sull’indipendenza dell’UE dal sistema bipolare della guerra fredda ed, in seguito, dal sistema unipolare post-guerra fredda, era, infatti, estremamente nocivo agli interessi geopolitici, economici e bellici degli Stati Uniti.
Pertanto, vista l’impossibilità di una guerra “classica” contro questi stati europei, si è, per la prima volta, introdotto un sistema bellico basato sull’economia: postulato di fondo di questo sistema è che la distruzione delle fondamenta economiche di un paese porta ad un’instabilità politica che si risolve nella distruzione economica, sociale e culturale di quel paese, il quale, infine, si sottomette al paese egemone.
Questo è quel che sta avvenendo, e per certi versi è GIÀ AVVENUTO, in Grecia, Spagna, Portogallo ed Italia.
Corollario di questo sistema è che i media, assoggettati, distorcono la verità, facendo passare i nemici come amici, e gli amici come nemici.
Tornando al concetto di fondo, ossia l’unione politica europea, perché questa sarebbe nociva agli interessi statunitensi?
Un’ UE unita sarebbe, molto semplicemente, lo stato economicamente e culturalmente più forte del pianeta.

Papa Francesco
In questo contesto mondiale, sta emergendo, con grande sorpresa, ma con notevolissimo vigore la figura, a dir poco atipica di Papa Francesco.
La dottrina francescana è di una novità e di una forza intellettuale talmente importanti, che anche un laico non può che apprezzarla e prenderla come spunto, se non come fondamenta, delle proprie riflessioni.
In particolare, la ferma opposizione alla guerra in Siria ha sostanzialmente bloccato questa guerra. Tale opposizione, ciò che è di grandissimo rilievo, non è avvenuta sulla base di motivi geopolitici, ma è avvenuta sulla base dei più profondi motivi umani: quella di Papa Francesco è stata un’OPPOSIZIONE NETTA AD OGNI TIPO DI GUERRA, in maniera simile a quanto considerato all’inizio di questa riflessione. Francesco si oppone, infatti, al commercio illegale di armi, alla morte ed alla distruzione come tali ed anch’egli auspicasi un mondo basato sulla pace.
Inoltre, fatto ancor più rilevante, egli ha fatto proprio, e così della chiesa cattolica, quell’individualismo, considerato in questa riflessione come modello filosofico alla base del successo delle nazioni mitteleuropee. Tale individualismo pone l’individuo, proprio quando i neuroscienzati, dopo più di 100 anni di ricerca dalle teorie freudiane, postulano la sostanziale mancanza di libertà interna nelle scelte, in un mondo fatto di libertà essenze: in materie sessuali o in scelte di vita o di morte (aborto, eutanasia), ad esempio, la c
Chiesa non si porrà più, secondo gli intenti francescani, come giudice, etico-morale, del comportamento umano, ma come guida ad un comportamento giusto dell’uomo (ossia improntato al bene verso gli altri) e come supporto psicologico ed anche strutturale alle persone che ne hanno bisogno.

Il ruolo dell’Italia
In questo contesto, l’Italia, per risorgere, economicamente e culturalmente, e per riaffermarsi, grazie alla forza riacquisita, in Europa, ha bisogno di un netto cambiamento di rotta.
Bisogna tagliare i ponti con la politica del passato e con le reti clientelari, da essa foraggiate e che essa hanno sostenuto, e ripartire con un nuovo programma politico, basato sulla riscoperta di quei valori riaffermati da Papa Francesco e su quelli considerati all’inizio.

 
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