La politica ed il nuovo giornalismo di Raffaele Vanacore


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Riporto qui l’articolo pubblicato per la rivista online Aequanews, a cui si rimanda per maggiori informazioni e notizie sulla città di Vico Equense

 

Prima di iniziare ad esprimere il ruolo che riteniamo rivestirà il giornalismo nei prossimi anni ed il suo impatto sulla politica, vorrei sentitamente ringraziare Enrico e Viviana per l’opportunità che mi hanno dato di scrivere, e condividere, quelli che sono i miei pensieri, in altre parole dell’opportunità di far parte di questa nuova e giovane esperienza giornalistica. Nuova e giovane esperienza giornalistica che si inserisce nel nuovo contesto culturale ed editoriale del mondo d’oggi.

Tuttavia, per capire il contesto editoriale di oggi, e quindi per capire in quale posizione si vuole porre quest’esperienza, occorre conoscere il contesto editoriale di ieri. Il contesto editoriale di ieri risulta, infatti, ben analizzato, in particolare, da un grande linguista americano Noam Chomsky: secondo il suo modello, il sistema editoriale (rappresentato in massima parte da mass-media e giornali) sarebbe una “fabbrica del consenso” (e la tesi qui riportate son tratte proprio da “La fabbrica del consenso. La politica ed i mass media” – N. Chomsky ed E. S. Herman).

Secondo Chomsky, dunque, “il postulato democratico è che i media sono indipendenti ed hanno il compito di scoprire e di riferire la verità, non già di presentare il mondo come i potenti desiderano che venga percepito. I responsabili dei media affermano che le loro scelte sul terreno dell’informazione sono frutto di criteri imparziali, professionale ed oggettivi e sono confrontati in questa loro pretesa dalla comunità intellettuale. Ma se i potenti sono in grado di fissare le premesse del discorso, di decidere che cosa la popolazione in generale deve poter vedere, sentire e meditare, e di “dirigere” l’opinione pubblica mediante regolari campagne di propaganda, il modello tipico di come il sistema deve funzionare è in netto contrasto con la realtà” (corsivo del redattore, ndr).

Secondo tale modello, il sistema editoriale si basa su filtri come dimensione, proprietà ed orientamento al profitto dei mass media; pubblicità come licenza di stare sul mercato; la scelte delle fonti da parte dei media. In sostanza, quanto più un gruppo editoriale è grande e ricco, quanta più pubblicità è in grado di percepire, tanta maggior influenza avrà sulla politica. In sostanza, questo è un modello verticistico, dall’alto verso il basso, in cui i grossi gruppi editoriali decidono cosa far conoscere ai cittadini, “infiocchettano” le informazioni e le “regalano” ai cittadini, che così, in supposta libertà di scelta, sceglieranno proprio quel che questi grossi gruppi volevano.

Tale modello editoriale viene a porsi in quella che Charles Wright Mills, grandissimo sociologo americano, considera l’élite del potere (si rimanda proprio a “L’élite del potere”- C. W. Mills), costituita dalle “three bigs”: élite editoriale, élite politica ed élite militare.  Queste élite influenzano, manipolano ed, in ultima analisi, comandano. Tuttavia, per Mills, questo è solo un processo storico, da superare per raggiungere un pieno svolgimento democratico. Le teorie di questi due grandi politologi americano si rivelano, addirittura, peggiori se guardiamo all’Italia: nel nostro Paese, infatti, per troppo tempo l’élite, per ricorrere alle fortunate espressioni di Mills, si poteva riconoscere, in fondo, in un’unica persona (in una moderna versione del “l’état est moi!”).

Oggi, grazie soprattutto all’avvento delle nuove tecnologie, si sono aperti nuovi orizzonti per il giornalismo: da un’informazione verticistica, monocratica, élitaria, ci si sta muovendo verso un nuovo giornalismo, orizzontale, dal basso al basso, “popolare”. Ed è in questo contesto, libero e democratico, che questa esperienza giornalistica vuole porsi. Riteniamo che l’informazione libera possa aiutare Vico Equense, come l’Italia, come l’Europa, come il mondo intero, a sviluppare interamente la democrazia, come ci ricorda l’art. 21 della nostra Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
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4 pensieri su “La politica ed il nuovo giornalismo di Raffaele Vanacore

  1. Vorrei fare solamente un commento sull’ultima parte, quella riguardante l’informazione “orizzontale”. Per quanto essa rappresenti un passo avanti verso la possibilità di un informazione quanto più “vera” possibile, c’è sempre il rischio che sia di qualità scadente. Sebbene “controllata”, l’informazione proveniente dai mass media è sempre fatta da persone competenti, mentre quella che circola su internet può essere un’informazione “male informata”, quando non proprio disinformazione. Inoltre, si trova mescolata a stronzate vere e proprie (perdonate il francesismo), sulla stessa piattaforma, il web. Ciò può giocare a favore dei media, in quanto la mancanza di credibilità e, perché no, di autorevolezza, è un problema molto serio per questo tipo di informazione.

    • Allora innanzitutto su internet si può trovare PIÙ informazione e questo sicuramente è un grosso vantaggio. Poi anche nei media “tradizionali” vengono trasmesse una serie di boiate: si vedano i 1.000€ promessi dal solito Berlusconi. Detto questo, le tue sono sicuramente critiche giuste, ma penso sempre che stia al cittadino scegliere con coscienza come e dove informarsi. Infine, il vero problema – a mio avviso – è che anche internet sta diventando un luogo dove chi ha più soldi ha maggior evidenza: basta vedere il fatto che basta pagare per farsi mettere “in risalto”. Questo mi sembra il vero pericolo

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